Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), i migranti climatici sono persone o gruppi di persone che, a causa di cambiamenti climatici improvvisi o graduali, sono costretti a lasciare loro abitazioni, temporaneamente o permanentemente, spostandosi all’interno del proprio stesso Paese od oltre i confini nazionali.
A causa del cambiamento climatico, si stima che entro il 2050, circa 200-250 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare, determinando uno dei più grandi esodi di massa della Storia.
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Differenza con i rifugiati climatici
Sebbene il termine venga spesso utilizzato come sinonimo, “rifugiati climatici” si riferisce più a coloro che fuggono per timore di persecuzioni legate a razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche (Convenzione di Ginevra, 1951). Pertanto, chi migra a causa di disastri ambientali o cambiamenti climatici non rientra in questa definizione più ampia e non gode delle stesse tutele legali. L’UNHCR, in proposito, sottolinea che il termine manca di fondamento giuridico nel diritto internazionale e può infatti generare confusione.
La posizione dell’Unione Europea
L’Unione Europea ha riconosciuto il legame tra cambiamenti climatici e migrazioni forzate, sebbene al momento non esista ancora una normativa specifica che tuteli i migranti climatici.
La Direttiva sulla protezione temporanea e la Direttiva sulle qualifiche offrono alcune blande forme di protezione, ma non sono state concepite per affrontare migrazioni di massa legate al clima.
Recentemente, tuttavia, l’UE ha adottato un nuovo regolamento sulla migrazione e l’asilo, che include misure per gestire situazioni di crisi, ma non affronta direttamente la questione dei migranti climatici.
Casi emblematici e iniziative in corso
Un caso emblematico è quello di Tuvalu, un arcipelago del Pacifico minacciato dall’innalzamento del livello del mare. Più di un terzo della popolazione ha richiesto un “visto climatico” per trasferirsi in Paesi più sicuri, evidenziando la necessità di usufruire di strumenti legali adeguati alla situazione.
In Italia, organizzazioni come Legambiente e A Sud hanno lanciato iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sul fenomeno dei migranti climatici. Il progetto “Le Rotte del Clima”, ad esempio, raccoglie testimonianze dirette di persone costrette a migrare a causa di disastri ambientali, con l’obiettivo d’influenzare le politiche pubbliche.
Cambiamento climatico e migrazioni forzate
Il cambiamento climatico in atto è sicuramente un fattore determinante nelle migrazioni forzate. Eventi come siccità prolungate, desertificazione, innalzamento del livello del mare e fenomeni meteorologici estremi rendono alcune aree del pianeta ormai inabitabili, costringendo le popolazioni a spostarsi.
Secondo l’IPCC, l’aumento delle temperature globali potrebbe superare i 3°C entro il 2100. Ciò vuol dire che in regioni vulnerabili come l’Africa subsahariana, l’Asia meridionale e l’America Latina, la siccità potrebbe alterare gli ecosistemi e compromettere la produttività agricola.
Ad esempio, la siccità prolungata nel Sahel ha costretto il 30% della popolazione del Burkina Faso a migrare negli ultimi vent’anni, mentre l’innalzamento del livello del mare minaccia le comunità delle isole del Pacifico, come Kiribati.
Fenomeni come le migrazioni climatiche non solo distruggono i mezzi di sussistenza, ma possono anche innescare conflitti per le risorse, come nel caso della guerra civile siriana, legata in parte, anche in quel caso, a una siccità prolungata.
Complessità del fenomeno
La comunità internazionale, prima o poi, dovrà affrontare la complessità del fenomeno, che intreccia fattori climatici, economici e sociali. Investire in misure di mitigazione, come la riduzione delle emissioni di gas serra e il sostegno a politiche di adattamento nei Paesi vulnerabili, potrebbe ridurre fino all’80% le migrazioni climatiche entro il 2100, secondo stime dell’UNEP.
In definitiva, i migranti climatici rappresentano una delle sfide più urgenti del nostro tempo. Senza interventi rapidi e coordinati, il cambiamento climatico e le alte temperature continueranno a spingere milioni di persone a lasciare le proprie case, richiedendo una risposta globale che combini giustizia climatica e tutela dei diritti umani.
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Per sviluppare progetti europei sul cambiamento climatico e in favore dei migranti climatici, contattaci. La ONG e-Medine da anni si occupa dell’argomento e ha cuore la vita delle persone più vulnerabili.
La nostra organizzazione, inoltre, è un centro territoriale della Commissione Europea in Sicilia, una delle regioni d’Italia più colpita dal cambiamento climatico.
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