A che serve un gemellaggio (in inglese twinning)? E soprattutto, cos’è? Iniziamo col dire che forme di “collaborazione” fra diverse città, o altri soggetti (Stati, paesi e villaggi), sono da sempre esistite. Esse servono a rafforzare l’identità di due comunità che condividono tradizioni, storie e origini.
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Gemellaggio: cos’è
In base alla definizione fornita da Jean Bareth, uno dei fondatori del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (CCRE), un gemellaggio è «l’unione di due comunità che, partendo da una prospettiva europea, tentano di agire con l’obiettivo di affrontare problemi comuni e d’instaurare tra loro legami sempre più stretti di amicizia».
In altri termini, un gemellaggio è l’espressione dell’identità europea e di valori come:
- amicizia;
- cooperazione;
- reciproca consapevolezza di essere europei.
Un gemellaggio, però, può essere stipulato anche con città extra-UE. L’esempio italiano più significativo è quello di Milano, gemellata sia con città europee come Cracovia, Francoforte e Lione, sia con la megalopoli giapponese Osaka.
Cenni storici e cifre
Il gemellaggio nasce dopo la seconda guerra mondiale, intorno alla fine degli anni ‘40. È solo però nel 1951 che vengono istituite le due organizzazioni più rappresentative: il Consiglio dei Comuni d’Europa (CEM), poi divenuto il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (CCRE), e l’associazione Le Monde Bilingue, convertita nel 1957 nella United Towns Organisation (UTO), avente lo scopo di diffondere l’inglese e il francese quali lingue internazionali.
Alle origini i gemellaggi erano degli strumenti per stabilire una pacifica e stabile convivenza fra i Paesi europei; a partire dal 1989, cioè dopo la caduta del Muro di Berlino, sono diventati un vero e proprio fenomeno “istituzionale”.
Nel 2010 si contavano 2.755 gemellaggi fra città italiane ed europee per un totale continentale di 39.508. Nel 2019 il numero dei gemellaggi è sceso a 2.096, ma ciò non ha impedito all’Italia di continuare a essere uno dei Paesi con più gemellaggi attivi in Europa. Davanti al Bel Paese si trovano, infatti, soltanto Francia e Germania.
Vantaggi
Le opportunità offerte da un gemellaggio sono molteplici. Un buon accordo può rivelarsi un’operazione assai efficace e virtuosa se tradotto in “vantaggi tangibili”. Tra questi elenchiamo:
- viaggi che prevedano lo scambio di attività culturali (concerti, convegni o mostre);
- viaggi che prevedano lo scambio di attività sportive;
- possibilità di apprendere una lingua diversa dalla propria (nel caso di città straniere);
- scambio di cittadini, e quindi di competenze, a fini lavorativi.
A beneficiare dei vantaggi di un gemellaggio sono tanto la comunità quanto l’amministrazione comunale. Un gemellaggio, d’altronde, è un “legame simbolico” che serve a sviluppare relazioni politiche, economiche, culturali e sociali.
Come stipulare un gemellaggio
A occuparsi della procedura è il Dipartimento Affari regionali e Autonomie locali (DAR) della Presidenza del Consiglio dei Ministri. La Regione o la Provincia autonoma devono inviargli:
- una lettera di presentazione;
- il protocollo d’intesa fra le due città;
- il programma dell’intesa.
Ricevuti i documenti, la Segreteria generale Unità per il sistema Paese e le Autonomie territoriali (SG-USP), di concerto con gli altri organi competenti, l’Unità del Contenzioso, l’Ufficio Legislativo e le Direzioni Generali (DG), trasmette le proprie osservazioni entro 7 giorni.
Decorso tale periodo, se non vi sono obiezioni, vale la regola del silenzio assenso e i sindaci delle rispettive città possono così sottoscrivere il protocollo d’intesa.
Per maggiori informazioni rimandiamo comunque al sito dell’Associazione italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (AICCRE), che fornisce assistenza durante tutto l’iter del gemellaggio.
Legislazione
Il Gemellaggio trova il proprio fondamento giuridico nell’art. 6 comma 7 della legge n. 131 del 2003: «Resta fermo che i Comuni, le Province e le Città metropolitane continuano a svolgere attività di mero rilievo internazionale nelle materie loro attribuite, secondo l’ordinamento vigente, comunicando alle Regioni competenti e alle amministrazioni di cui al comma 2 ogni iniziativa».
Ciò vuol dire che da un lato la Regione monitora l’andamento dei gemellaggi, mentre dall’altro l’ente sub-regionale, ovvero il Comune o la Provincia, è tenuto a limitare l’attività del gemellaggio a quella di “mero rilievo internazionale”, affinché questa non comporti esborsi di danaro per la finanza pubblica.
Perché l’Europa crede nei gemellaggi
Come già anticipato, i gemellaggi degli anni ‘50 servivano a promuovere l’unità europea in funzione antisovietica. Tra la fine del secondo conflitto mondiale e il 1963 ne vennero sottoscritti 120 soltanto tra Francia e Germania, al fine di restaurare la democrazia.
Il vero motivo per cui oggi i gemellaggi continuano a essere finanziati dall’Unione Europea (UE) è il rafforzamento dell’identità europea. La stessa Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) li considera uno strumento “prezioso” per favorire la cooperazione internazionale e lo sviluppo delle comunità interessate.
Inoltre, un buon gemellaggio può consentire di ottenere fondi fino a 25.000 euro per Comune. In un dossier di Adele Grossi, pubblicato sul Corriere della Sera, si legge che nel 2018 il Programma Europa per i cittadini ha elargito più di 2 milioni di euro alle amministrazioni europee. L’Italia, con 21 progetti vincitori, ne avrebbe ricevuti 329.420.
Il CCRE ha anche creato una piattaforma, twinning.org, che dà la possibilità di cercare il “partner più adatto” per il proprio gemellaggio. Vi è peraltro un elenco delle città “ancora single”.
Se anche tu sei interessato ai gemellaggi o a tematiche relative all’identità europea, continua a leggere il nostro JOurnal. Se, invece, stai cercando un partner per i tuoi progetti contattaci compilando il contact form qui in basso. Saremo lieti di risponderti e fornirti tutte le informazioni del caso.