L’intelligenza artificiale (AI) sta attraversando varie fasi: è passata dall’essere una curiosità per nerd e geek a diventare una compagna di viaggio, più o meno affidabile, nella vita di tutti i giorni.
Oggi, entra anche a scuola, ambito in cui la sfida più grande rimane stimolare il pensiero critico. Come sottolineano, infatti, le Linee guida per l’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle istituzioni scolastiche del Ministero dell’Istruzione e del Merito, pubblicate il 29 agosto 2025, l’obiettivo è quello di educare a un uso responsabile dell’AI, riconoscendone il potenziale quale strumento di supporto alla didattica, non privo di limiti etici e cognitivi.
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Docenti e studenti: i nuovi co-creatori della conoscenza
L’AI non sostituisce il docente, ma lo aiuta in qualità di “alleato pedagogico”. Secondo la nota testata Agenda Digitale, l’AI può alleggerire i carichi didattici, fornire suggerimenti e liberare tempo per la relazione educativa, il vero epicentro dell’apprendimento.
Ecco alcuni esempi di come applicarla:
- gli insegnanti potrebbero generare contenuti didattici con ChatGPT, Gemini e simili. Un esercizio potrebbe essere quello di verificare la veridicità delle fonti, correggendo eventuali errori/bias in un processo che rafforzi la metacognizione;
- con strumenti di sintesi vocale come NotebookLM o DeepSeek è già possibile tradurre testi con estrema facilità; l’AI potrebbe, quindi, garantire una maggiore accessibilità agli studenti con difficoltà linguistiche o DSA;
- gli studenti, infine, potrebbero utilizzarla come alternativa al classico PowerPoint. Tool come Gamma e Napkin, basati sull’AI generativa, permettono, infatti, di elaborare infografiche e slide in tempi molto più rapidi.
La cooperazione ivi descritta non andrebbe a sovrascrivere l’elemento umano, ma al contrario lo potenzierebbe: gli studenti non si limiterebbero al ruolo di semplici fruitori della conoscenza, ma ne diverrebbero co-creatori a tutti gli effetti; sarebbero, cioè, capaci d’interrogare l’AI a loro vantaggio per validare risposte e sviluppare un pensiero critico.
Come cambia la professione del docente con l’AI
L’uso tra i banchi dell’AI implica un cambio di ruolo per i docenti: da trasmettitori di contenuti a facilitatori di processi cognitivi e digitali. Le linee guida del Ministero sono chiare e suggeriscono ai docenti di:
- progettare percorsi interdisciplinari in cui l’AI diventi strumento di indagine (ad esempio, con analisi di testi o dati complessi);
- insegnare le differenze fra i modelli di AI, al fine di sviluppare una maggior consapevolezza delle loro caratteristiche;
- promuovere attività di AI literacy, per comprendere i limiti intrinsechi alla tecnologia.

Esempi corporate di AI applicata bene
JO Group è un cluster di aziende che ha ben saputo interpretare l’uso dell’AI in ambito corporate. Da quando, infatti, è stato lanciato ChatGPT e i large language model (LLM) sono diventati mainstream, il reparto di Marketing e Comunicazione Digitale del gruppo ha realizzato ben 4 GPT, ognuno con scopi diversi. Sia chiaro, non è che li ha programmati da zero, ma ha sfruttato le API di OpenAI per dar vita ai suoi GPT personalizzati.
Sono nati così:
- JOboarding: una AI che aiuta i collaboratori di JO Group, fornendo loro informazioni sull’organigramma, le aziende e le ONG che ne fanno parte;
- JO Writer: un assistente di scrittura che sveltisce la stesura di articoli e altri materiali, rispettando le regole editoriali del gruppo, il tutto rigorosamente in chiave SEO friendly;
- JO Social: un bot che, sulla base di input predefiniti come immagini, testi o link, produce social post performanti rispettando i parametri e le linee guide SMM stabiliti dal Communication Manager di turno;
- JO Visual: un programma che sfrutta le API di Gemini e ChatGPT per generare immagini personalizzate, con tanto di logo, partendo da delle fonti. Lavora con 20 stili grafici, 21 font ed è in grado di creare anche banner e locandine in più formati.
Ecco, questi esempi mostrano come l’AI si renda particolarmente utile in ambito aziendale; ciò vuol dire che, con logiche simili, è applicabile anche al mondo della didattica. Ad esempio:
- a scuola una soluzione come il JOboarding potrebbe aiutare gli alunni a conoscere il corpo docenti e l’organigramma dell’istituto, in modo tale d’avere una panoramica chiara dei ruoli;
- un assistente di scrittura come il JO Writer potrebbe tornare utile non tanto per la scrittura – che, almeno in giovane età, dovrebbe rimanere appannaggio degli studenti – bensì per la valutazione linguistica. Potrebbe cioè servire a migliorare il lessico, suggerendo parole, o la sintassi, proponendo strutture più complesse;
- uno strumento simile al JO Social risulterebbe forse più utile in ambito accademico all’interno di un corso di comunicazione, dove potrebbe offrire modelli di linguaggio e strategie di persuasione da analizzare;
- uno strumento come il JO Visual, infine, impatterebbe sull’insegnamento delle arti grafiche. Gli studenti avrebbero la possibilità di esplorare nuovi linguaggi visivi, con riflessioni su copyright e creatività generativa.
In sintesi, l’esperienza del JO Group mostra come l’AI sia già applicabile in contesti multidominio; farlo anche a scuola incarnerebbe il principio della sinergia tra uomo e macchina già a partire dai processi di apprendimento.
Non mancano le sfide! Contattaci
Non mancano le sfide! L’AI, tanto nella didattica quanto in ambito corporate, pone interrogativi: sulla privacy, la trasparenza e la responsabilità dei contenuti generati e/o divulgati. Le linee guida del Ministero, pertanto, invitano a un uso verificato dei tool AI, tenendo conto che possano “allucinare” e dunque sbagliare a causa dei bias algoritmici.
Se l’argomento ti affascina e hai in mente un’idea progettuale che tratti il tema dell’AI nella scuola, contattaci subito! Puoi compilare il contact form in fondo alla pagina o chiamare al numero di telefono 0952940033. Saremo lieti di ascoltarti e di proporti un’eventuale partnership.


